Il termine liminalità, se contestualizzato nell’era di Internet 3.0, trova una nuova attenzione associata alla dimensione spaziale e ai cosiddetti “spazi liminali”.  Similmente alle teorizzazioni di Augè, questo concetto descrive luoghi di natura transitoria, quali corridoi, sale d’attesa, parcheggi, ma anche supermercati, scuole, palestre e parchi giochi. 

L’operazione proposta vede la totale de-personalizzazione dell’installazione che, attraverso l’uso dei teli, diventa una scatola bianca successivamente riempita con i materiali della mostra.
La prima mostra personale del duo artistico MAalex è costruita sul concetto di liminalità: soggetti familiari trasmettono una sensazione di estraneità, di lontananza dalle persone e dai luoghi raffigurati, che diventano oscuri e stranianti.
Il percorso espositivo, che si snoda tra videoarte e fotografia, indaga il punto di incontro tra arte e installazione.
Abbracciando in modo site-specific l’ambiente del cantiere, che caratterizza diegeticamente lo spazio di una ex rimessa ferroviaria in questo momento di ristrutturazione, il luogo espositivo si trasforma in uno spazio liminale costruendo, con materiali caratteristici del mondo dell’edilizia, un contenitore bianco per ospitare le opere.